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Aggiornato: 16 min 35 sec fa

Opel - Annunciati otto giorni di cassa integrazione a Eisenach

Feb 08,2024

Stellantis ha messo in programma otto giorni di lavoro ridotto presso lo stabilimento Opel di Eisenach (Turingia). Di conseguenza, gli operai potranno accedere al Kurzarbeit, lo strumento previsto in Germania per integrare la perdita di reddito causata dalla riduzione delle ore lavorate (per certi versi è simile alla nostra cassa integrazione). 

Domanda in calo. La decisione, stando a quanto spiegato da un portavoce a diversi organi di stampa, è stata presa dalla direzione aziendale in seguito al calo del domanda per l'unico modello assemblato nell'impianto: la Opel Grandland. Attualmente, le linee di produzione sfornano tutta la gamma delle versioni termiche e ibride, ma nella seconda parte dell'anno è previsto l'arrivo della nuova generazione, costruita sulla stessa piattaforma Stla Medium della nuova Peugeot 3008 e dunque comprensiva dal debutto delle finora inedite varianti elettriche.

Grandland e Frontera in rampa di lancio. Il gruppo Stellantis, che per preparare Eisenach all'arrivo della nuova Grandland ha investito 130 milioni di euro allo scopo di ammodernare le strutture e adeguarle alle nuove produzioni, prevede "un miglioramento dei volumi che dovrebbe scongiurare ulteriori ricorsi al Kurzarbeit" e anche "un ripristino dei due turni lavorativi". Il lancio della nuova Grandland si colloca in un anno cruciale per il marchio tedesco, che presenterà sempre nell'arco dei prossimi mesi anche la sorella minore Frontera, destinata a sostituire l'attuale Crossland. 

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Toyota Yaris MY 2024 - Più grintosa con l'abito GR Sport e l'ibrido da 130 CV - VIDEO

Feb 08,2024

Due varianti di potenza, più aiuti alla guida, maggiore tecnologia di bordo: la Toyota Yaris Hybrid 2024 si è aggiornata molto nella sostanza (decisamente meno nel look) per rimanere ai vertici di un segmento ancora apprezzato dai clienti italiani: quello delle berline compatte di segmento B. Il listino parte da 24.550 euro, che possono scendere a 19.350 euro con il bonus Toyota di 5.500 euro (serve la rottamazione).

Cambia la gamma. Vista la sua presenza sul mercato dal 2020, era giunto il momento per la piccola berlina a cinque porte di una rinfrescata di metà carriera. Difficile, se non impossibile riconoscerla a prima vista dal modello pre-restyling: di fatto nulla è stato toccato a livello estetico. Le novità, semmai, interessano la gamma, con l'introduzione dei nuovi allestimenti GR Sport (dalla caratterizzazione sportiva grazie ai cerchi da 18 di serie) e Premiere Edition (il più ricco e completo in gamma). Per quello che riguarda i motori, il piccolo 1.0 benzina da 72 cavalli è stato definitivamente pensionato. Ora la Yaris è in vendita soltanto con il powertrain full hybrid basato sul 1.5 tre cilindri, declinato in due tagli di potenza: da 115 e 130 cavalli, il secondo dei quali rappresenta la vera novità.

La prima a crederci dal 2012. Del resto, la piccola cinque porte giapponese è stata la prima, nel 2012, a credere fermamente che la tecnologia ibrida potesse portare benefici anche su un'utilitaria. Una scelta valida ancora oggi, dato che continua a basarsi su due motori/generatori elettrici sincroni a magneti permanenti, uniti tra loro e al propulsore a benzina mediante un ruotismo epicicloidale che consente di distribuire il compito di muovere la vettura al solo propulsore elettrico principale oppure anche al tre cilindri 1.5. Oltre, naturalmente, a svolgere la funzione di un vero e proprio cambio che si comporta in modo simile a una trasmissione a variazione continua di rapporto.

Vale la pena di puntare al 130 CV? Se il noto modello da 115 cavalli riusciva a staccare percorrenze nell'ordine dei 25 chilometri con un litro, la nuova versione da 130 cavalli e 185 Nm (in attesa dei rilevamenti del nostro Centro prove) promette, almeno sulla carta, valori sovrapponibili. Alla guida, però, si coglie un po' più di brio, buono negli scatti al semaforo, come anche in fase di sorpasso in autostrada. Una sensazione confermata dai dati diffusi dalla Toyota, che parlano di mezzo secondo risparmiato nello 0-100 km/h (9,2 contro 9,7), ma che non tracciano un solco tale da legare la scelta tra le due alle sole prestazioni: l'orientamento sarà anche una questione di allestimenti: il motore meno potente è disponibile solo sulla Active e la Trend, il 130 sulla Lounge, la GR Sport o la Premiere Edition. 

Tecnologia aggiornata. Per quanto riguarda gli interni, piccoli ma sostanziali ritocchi. Di nuovo si scorge la strumentazione completamente digitale con un pannello da 12,3 pollici (da 7" per l'allestimento base Active), necessario per stare al passo con i tempi e soprattutto con la concorrenza, a partire dalla sua diretta rivale ibrida, la Renault Clio E-Tech recentemente aggiornata. Poco più a destra sulla plancia c'è lo schermo del sistema multimediale che per l'occasione è stato ingrandito, arrivando a quota 10,5 pollici. Il sistema offre nuove funzionalità, come gli aggiornamenti over the air o i comandi vocali evoluti con i quali interagire, per esempio, per regolare la temperatura o cambiare stazione alla radio. Immancabili, poi, i collegamenti con Apple CarPlay e Android Auto, anche in modalità wireless.

Ancora più sicura. La dotazione di serie di sistemi legati alla sicurezza e all'assistenza alla guida si arricchisce di una nuova telecamera e di un radar più evoluto, in grado di effettuare una scansione più ampia e più profonda rispetto al passato, aumentando quindi in modo significativo la possibilità di rilevare rischi di incidente. Ne beneficia tra l'altro il Pre-Collision System (PCS), ora in grado di riconoscere un potenziale impatto frontale con una gamma più ampia di oggetti sulla traiettoria dell'auto, compresi pedoni, ciclisti e, per la prima volta, motociclette.

Chiave, addio. Tra le altre novità dell'edizione 2024, c'è da segnalare anche l'introduzione della funzione di chiave digitale per lo smartphone. Un optional che sfrutta una app dedicata, con la quale si potrà tenere sott'occhio la vettura in qualsiasi momento (un po' in stile Tesla, per capirci).

L'articolazione di gamma. Detto che scompare la versione 1.0 benzina, l'offerta del modello aggiornato risulta chiaramente divisa, a livello di contenuti, tra le due versioni di accesso (Active e Lounge) e quelle superiori. Le prime sono ancora associate al motore Hybrid 115 e sprovviste di alcune dei nuovi contenuti hi-tech interni: i loro listini partono da 24.550 euro (19.950 euro con Hybrid Bonus Toyota, in caso di rottamazione). Le tre varianti più ricche (Lounge, GR Sport, Premiere Edition), con il nuovo Hybrid 130, offrono di serie il display centrale di dimensioni massime (con navigatore interno) e il quadro strumenti digitale. I prezzi, nel loro caso, partono da 26.400 euro (al netto del bonus di cui sopra). Gli ordini sono stati aperti, in vista del porte aperte fissato al weekend del 17-18 febbraio e dell'avvio delle consegne a pieno regime previsto per marzo.

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Renault-Geely - I turbodiesel da 2 litri saranno sviluppati con Dumarey Italia

Feb 08,2024

Horse, la divisione per i propulsori tradizionali creata dal gruppo Renault con la cinese Geely, ha firmato un accordo strategico con Dumarey Group. La partnership si basa, da una parte, sull'esperienza della nuova realtà nella produzione di motori e, dall'altra, sulla competenza di Dumarey Automotive Italia (la ex Punch Torino) nei sistemi di propulsione avanzati. In particolare, è previsto che le due società sviluppino congiuntamente il motore M920 della Horse (un turbodiesel quattro cilindri da 2.0 litri con cambio manuale), "predisponendolo per le applicazioni Euro 7 a trazione anteriore ed Euro VI a trazione posteriore". 

In futuro ulteriori sviluppi. L'accordo ha quindi particolare importanza per Torino, dove il gruppo Dumarey conta sull'ex GM Global Propulsion Systems, e non esclude sviluppi nei prossimi anni; le parti parlano infatti di "basi per ulteriori potenziali cooperazioni future" sui carburanti a basse emissioni di carbonio, compresi i motori a combustione interna alimentati a idrogeno, su cui il gruppo Dumarey Group sta investendo attraverso il suo marchio Hydrocells. "Di fronte alla transizione energetica e all'allungamento dei cicli di vita dei prodotti, dobbiamo essere pionieri di soluzioni innovative che uniscano perfettamente l'efficienza della tecnologia dei motori a combustione interna con la sostenibilità della decarbonizzazione. La collaborazione tra le aziende è fondamentale per raggiungere questo obiettivo, consentendo la condivisione delle conoscenze, la riduzione dei costi e l'accelerazione dell'innovazione", ha commentato Pierpaolo Antonioli, Chief Technology Officer di Dumarey Group, mentre Patrice Haettel, amministratore delegato di Horse, ha sottolineato come l'accordo dimostri la capacità dell'azienda di "formare partnership strategiche con aziende di tutto il mondo". "Non esiste una soluzione valida per tutti per un futuro sostenibile e noi ci impegniamo a fornire prodotti di alta qualità e altamente efficienti che soddisfino le richieste dei nostri clienti", ha concluso Haettel. 

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Audi Q7 - Aprono le prevendite della maxi-Suv dei quattro anelli: prezzi e dotazioni

Feb 08,2024

Presentato qualche settimana fa, il secondo restyling della Audi Q7 arriverà nelle concessionarie solo a maggio, ma i preordini sono già aperti, con un listino che attacca a 77.000 euro. Le novità di questo refresh si concentrano principalmente in paraurti e cerchi di lega ridisegnati, nuove finiture per il single frame, i fari posteriori con tecnologia Oled e quelli anteriori a matrice di Led (disponibili su richiesta), entrambi con firme luminose personalizzabili, nuove finiture per gli interni e un aggiornamento software per l'infotainment Mib3.

La gamma motori. In attesa delle varianti plug-in, in arrivo nel corso dell'anno, al lancio saranno disponibili tre motorizzazioni, tutte mild hybrid: 45 TDI quattro tiptronic (3.0 V6 turbodiesel da 170 kW/231 CV e 500 Nm di coppia, velocità massima di 226 km/h e 0-100 km/h in 7,1 secondi), 50 TDI quattro tiptronic (3.0 V6 turbodiesel da 210 kW/286 CV e 600 Nm di coppia, velocità massima di 241 km/h e 0-100 km/h in 6,1 secondi) e 55 TFSI quattro tiptronic (3.0 V6 turbobenzina da 250 kW/340 CV e 500 Nm di coppia, velocità massima di 250 km/h e 0-100 km/h in 5,6 secondi). La trazione è integrale permanente quattro con differenziale centrale autobloccante e cambio automatico tiptronic a otto rapporti con convertitore di coppia.

La sportiva Audi SQ7. La versione ad alte prestazioni monta un 4.0 V8 da 373 kW/507 CV e 770 Nm di coppia. La velocità massima è limitata elettronicamente a 250 km/h, e lo 0-100 km/h è coperto in 4,1 secondi. Di serie le sospensioni pneumatiche Adaptive air suspension in configurazione Sport (per variare l'altezza da terra di 9 cm), la stabilizzazione antirollio attiva e le quattro ruote sterzanti. Su richiesta il pacchetto telaio Advanced (5.800 euro), che aggiunge un differenziale posteriore sportivo che distribuisce attivamente la coppia tra le ruote. Esteticamente la SQ7 si distingue dalle altre versioni per lo spoiler anteriore specifico, il single frame con cornice in argento opaco, dettagli dello stesso colore per specchietti, minigonne e prese d'aria.

Cinque o sette posti. La Audi Q7 monta fin dall'allestimento base i sedili anteriori a regolazione elettrica, rivestimenti in pelle/similpelle, specchietti regolabili e richiudibili elettricamente, portellone ad apertura elettrica, climatizzatore bizona, strumentazione digitale da 12,3 e schermi centrali da 10,1. La dotazione di sicurezza comprende cruise control adattivo, riconoscimento dei segnali stradali, assistente al mantenimento di corsia, sensori di parcheggio anteriori e posteriori. La Business Advanced aggiunge la telecamera posteriore, la ricarica wireless per gli smartphone compatibili e la terza fila di sedili (con le sedute che si abbassano elettricamente). La versione top di gamma S line edition comprende le sospensioni adattive, rivestimenti in pelle e i sedili anteriori riscaldabili. In configurazione a cinque posti il bagagliaio ha una capacità di 867/1.993 litri, che scendono a 780/1.908 per le versioni a sette posti. 

I prezzi per l'Italia. Ecco il listino completo dei prezzi della nuova Audi Q7, che arriverà nelle concessionarie italiane a partire da maggio:

  • Audi Q7 55 TFSI: 81.400 euro.
  • Audi Q7 55 TFSI Business Advanced: 84.400 euro.
  • Audi Q7 55 TFSI S line edition: 91.900 euro.
  • Audi Q7 45 TDI: 77.000 euro.
  • Audi Q7 45 TDI Business Advanced: 80.000 euro.
  • Audi Q7 45 TDI S line edition: 87.500 euro.
  • Audi Q7 50 TDI: 77.750 euro.
  • Audi Q7 50 TDI Business Advanced: 80.750 euro.
  • Audi Q7 50 TDI S line edition: 88.250 euro.
  • Audi SQ7 TFSI: 112.250 euro.
  • Audi SQ7 TFSI sport attitude: 122.450 euro.
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Skoda Scala - Il restyling? Una piccola, ma piacevole sorpresa

Feb 08,2024

Fuori resta poco più grande di una Volkswagen Golf, anche se sotto è basata sulla piattaforma (allungata) della Polo, la Mqb A0. La Skoda Scala mantiene la ricetta originale all'insegna della concretezza, anche con questo restyling: muso un po' più deciso, nuovi contenuti sia dentro sia fuori e motori aggiornati ed efficienti, per chiudere in bellezza il ciclo di questo modello, che lascerà il posto a una B-Suv elettrica nel 2025.

Ora è più tosta. Poco conosciuta alle nostre latitudini, la Scala MY 2024 cerca di strizzare l'occhio anche a un pubblico nuovo, magari più attento ai dettagli. Come la nuova calandra ottagonale di maggiori dimensioni, ora tutta di colore nero, che le conferisce una grinta inedita e che si abbina a una nuova firma luminosa per i gruppi ottici anteriori, ora dotati peraltro di tecnologia Matrix Led (optional).

Aggiornamento di sostanza. Ma non è solo questione di estetica: la Scala vede anche un'evoluzione sul fronte dei motori: i 1.0 tre cilindri benzina da 95 e 115 cavalli (per quest'ultimo 5 CV in più rispetto alla versione uscente) sono ora aggiornati all'ultima versione EA211, caratterizzata da turbina a geometria variabile, iniettori a dieci fori e controllo variabile delle valvole di aspirazione e scarico. Un bel mix, per raggiungere una maggiore efficienza anche senza l'aiuto dell'elettrificazione. Un leggero ritocco è toccato anche al 1.5 da 150 cavalli: è stata migliorata la disattivazione attiva dei cilindri ACT+, resa ora più fluida nel suo intervento.

Efficiente con il "mille"... Visto che le novità riguardano entrambe le motorizzazioni, abbiamo guidato sia il 1.0 da 115 CV sia il più prestazionale 1.5. Partiamo dal poco assetato tre cilindri, che gioca bene la carta dell'efficienza: in un tratto autostradale di circa 70 chilometri, il computer di bordo ha registrato un consumo di circa 15,7 km/litro. Un valore interessante, su cui attendiamo riscontri strumentali dal nostro Centro prove.

...piacevole con l'1.5. Per chi cerca maggiore brio, l'1.5 TSI da 150 cavalli risulta corposo e dotato di buon allungo. Sembra fatto su misura per il corpo vettura della Scala: tra i tornanti e i saliscendi delle strade tedesche su cui l'abbiamo guidata, il quattro cilindri ci ha regalato una guida piacevole. Elastico, vivace e anche quando lavora a due, con l'ACT+ attivo (il motore spegne i cilindri centrali per consumare meno in condizioni di guida meno gravose), resta sempre fluido. E, fatto raro al giorno d'oggi, questo propulsore può essere abbinato anche al cambio manuale sei marce, oltre che al DSG, offrendo anche un prezzo di listino più competitivo.

Dentro la solita praticità Skoda. Le novità del restyling investono direttamente anche il fronte tecnologico: nuovo è prima di tutto il display per il conducente da 8 pollici di serie, che diventa da 10,25" con l'integrazione del sistema di navigazione (optional). E sempre con il Navi Package cresce anche lo schermo centrale dell'infotainment, completamente touch, da 9,2 pollici. Sono molto intuitivi nel loro utilizzo, anche per merito dei tasti fisici su plancia e volante. Anche il clima vede col restyling l'introduzione di due tasti in più, per gestire senza distrarsi la velocità della ventola. E a proposito di praticità, la Scala riprende dalla Fabia anche il portaoggetti centrale per chi siede dietro e aggiunge la tasca porta smartphone sullo schienale dei sedili anteriori.

I prezzi. Il listino italiano della Scala "attacca" a 25.350 euro per la 1.0 da 95 CV in allestimento Selection e arrivare fino ai 33.850 euro della versione Monte Carlo col 150 cavalli affiancato al DSG. Quest'ultimo, collocato al vertice della gamma, è il pacchetto più aggressivo esteticamente, con tanti elementi in nero a contrasto, come le calotte degli specchietti, il tetto, le minigonne e lo spoiler posteriore. Con questo kit troviamo anche cerchi da 17 pollici e diffusore posteriore specifico, oltre a sedili contenitivi, inserti rossi sulla plancia e trame sulle modanature che ricordano la fibra di carbonio.

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Skoda Kamiq - Tanta sostanza, ma con più grinta: ecco come va dopo il restyling

Feb 08,2024

Poco gettonata sulle nostre strade, ma ricca di contenuti, la Skoda Kamiq punta tutto sulla concretezza. E con questo restyling lo fa alzando l'asticella delle dotazioni tecnologiche e aggiungendo più pepe al proprio look, per strizzare l'occhio ai giovani e al pubblico nostrano.

Ora è Matrix. La revisione stilistica dà alla Kamiq un volto, se vogliamo, più tosto: troviamo infatti una calandra più generosa, nera lucida e a contrasto con la carrozzeria, i fari anteriori e la presa d'aria ridisegnati per un aspetto più massiccio, che fa ingelosire gli aficionados di alcuni marchi premium tedeschi. Anche dopo questo facelift, la crossover boema mantiene i gruppi ottici anteriori con doppio elemento: dove quello superiore è più sottile, mentre quello inferiore di maggiori dimensioni. I fari sono disponibili come optional anche con tecnologia Matrix led. Leggero ritocco pure nella parte posteriore, con luci dallo stile moderno e nuove grafiche.

Motori evoluti. Col restyling, la Kamiq aggiorna anche le motorizzazioni: in gamma restano soli i benzina e addio definitivamente anche al metano. La gamma parte dai 1.0 tre cilindri benzina da 95 e 115 cavalli (per quest'ultimo 5 CV in più rispetto alla versione uscente) abbinabili entrambi al cambio manuale e al Dsg; si tratta di propulsori della famiglia EA211, con turbina a geometria variabile, iniettori a dieci fori e controllo variabile delle valvole di aspirazione e scarico per una maggiore efficienza. Anche il 1.5 da 150 cavalli è stato leggermente ritoccato migliorando il sistema di disattivazione attiva dei cilindri ACT+, reso più fluido e meno ruvido nel suo intervento.

Senza fronzoli. Sali a bordo della Kamiq e trovi quello che ti serve al giusto posto. I sedili contenitivi dell'allestimento Monte Carlo ti avvolgono, e l'abitacolo risulta arioso e spazioso: le forme un po' squadrate, ma ragionate di quest'auto fanno sì che in soli 4,24 metri di lunghezza ci siano i centimetri necessari per ospitare comodamente quattro persone. E con il 1.5 da 150 cavalli, guidarla risulta piacevole: la potenza è giusta anche per muoversi a pieno carico, con in più l'aggiunta dell'ACT+ che fa il suo dovere senza farsi sentire. Il display da 10,25'', su questo esemplare integra il navigatore (optional): è intuitivo, di facile lettura, e grazie ai comandi sul volante risulta anche rapido da navigare. Una nota positiva è costituita dagli Adas di livello 2, disponibili col pacchetto Travel assist opzionale; prevedono cruise control adattivo e mantenimento della corsia, sempre adattivo, che riusltano poco invasivi e al tempo stesso efficaci.

Piccoli aiuti. La Kamiq aggiunge anche soluzioni che migliorano la vita bordo, come il portaoggetti centrale per chi siede dietro e la tasca porta smartphone sullo schienale dei sedili anteriori. Una novità è anche l'introduzione del virtual pedal (opzionale) per aprire il portellone muovendo il piede sotto il paraurti posteriore, affatto scontata per un'auto di questo segmento. Sono tante, poi, le tasche e gli accessori presenti nel vano di carico da 400 litri per contenere oggetti e borse. Insomma, la Kamiq si rivela una vettura a tutto tondo, pronta per i viaggi come pratica nella vita in città.

I prezzi. Il listino italiano della Kamiq parte da 24.700 euro per la 1.0 da 95 CV con allestimento Selection, per arrivare fino ai 33.650 euro della versione Monte Carlo con il motore da 150 cavalli abbinato al Dsg. La variante sportiveggiante offre il pacchetto più accattivante, esteticamente parlando, con elementi quali la calotta degli specchietti, il tetto, le minigonne, lo spoiler posteriore e la griglia inferiore del paraurti anteriore verniciati di nero, in contrasto con il colore della carrozzeria. Inclusi in questo allestimento troviamo anche i cerchi specifici da 17 pollici e il diffusore posteriore dedicato. Più grintoso anche l'abitacolo della Monte Carlo, con sedili contenitivi, inserti rossi sulla plancia e trame sulle modanature che ricordano la fibra di carbonio.

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Veicoli commerciali - Interstar, un Nissan al cento per cento

Feb 08,2024

Le anticipazioni avevano confermato che il Nissan Interstar 2024 sarebbe stato, ancora una volta, un cugino del Renault Master. Già nel caso del più compatto Townstar (imparentato col Kangoo), la Casa giapponese ci ha però abituati a una sapiente focalizzazione su alcuni profili di utilizzo, in parte confermata dal nuovo modello di taglia grande. La cui proposta complessiva - se non rinnova l'era della famiglia di commerciali Nissan per il 50% proprietaria e per il 50% condivisa con la Losanga consegna alla rete di distribuzione del costruttore nipponico, e al mercato in generale, un prodotto con un bilanciamento fra dotazioni, date di lancio e identità visuale e operativa più definiti rispetto alla serie precedente, rimasta sulla piazza per ben 13 anni. L'Interstar si presenta innanzitutto con un frontale che, partendo da lamierati votati all'ottimizzazione aerodinamica, definisce una nuova espressività, innestando nella calandra Interlock 1.0, propria di diversi commerciali Nissan conosciuti finora, il tema V-Motion, nuovo riferimento del design della Casa. La gamma si sviluppa inizialmente sui furgoni (cui è accreditata una riduzione della resistenza aerodinamica del 20%) con due lunghezze e due altezze per capacità a partire da 10,5 metri cubi - che nel successivo dispiegamento di modelli e versioni potrà arrivare a 22 - a trazione anteriore.

Gasolio o corrente. Il motore turbodiesel (singolo a geometria variabile) a 4 cilindri di 2.0 litri nelle versioni 105, 130, 150 o 170 CV è associato a un cambio manuale a 6 rapporti, che nel caso delle due tarature più performati può essere sostituito (previo passaggio alla classe di omologazione heavy duty) da un automatico ZF a 9 marce; gli Interstar elettrici possono contare invece su un'unità da 130 CV (96 kW) associata a una batteria da 40 kWh (200 km di autonomia dichiarata nel ciclo Wltp) o su una da 143 CV (105 kW) alimentata da accumulatori da 87 kWh (fino a 460 km nelle stesse condizioni). Nel primo caso, il caricabatteria a corrente alternata è da 7 kW, mentre optional quello da 11, che diventa standard nel secondo caso, dove l'opzione è l'impianto da 22 kW; in corrente continua si passa, rispettivamente, a 50 e 130 kW di potenza di ricarica. La scelta di pesi totali spazia dalle 3,3 alle 3,5 tonnellate, con l'opzione delle 4 per l'elettrico (la portata dichiarata passa in questo caso da 1.125 a 1.625 kg).

Dal gemellato al camper. Le successive integrazioni della gamma con furgoni a doppia cabina a 6 o 7 posti, pianali e autotelai cabinati culmineranno con i modelli a trazione posteriore e ruote gemellate (verosimilmente solo diesel) da 3,5 o 4,5 tonnellate (previsti per il 2025), che secondo la Nissan dovrebbero raccogliere l'eredità degli chassis a cabina avanzata come l'NT400 Cabstar, rimpianto soprattutto dalla piccola edilizia urbana; gli operatori delle costruzioni, sempre secondo la Casa, dovrebbero però trovare nientemeno che negli Interstar-e elettrici e nella loro facoltà di accesso alle zone a traffico limitato la contropartita del meno favorevole equilibrio fra ingombri e capacità di carico del nuovo modello rispetto alla vecchia gamma di truck leggeri. Tanto che, secondo Nicolas Tschann, Light commercial vehicle director di Nissan Europe, probabilmente i clienti dei Cabstar usciti di scena nel 2019 saranno i primi clienti del nuovo Interstar-e. Nelle ambizioni del costruttore riguardo al nuovo nato non mancano il settore di veicoli da campeggio e il trasporto persone con minibus oltre i 9 posti. E se il focus iniziale delle attività commerciali si concentrerà sulle attività delle piccole imprese e delle flotte dedicate alle consegne dell'ultimo miglio, Tschann chiarisce che la risposta alle applicazioni heavy duty rimane una delle priorità. Ma se ne riparlerà in autunno, in concomitanza con l'inizio delle consegne delle varianti più diffuse, i cui preordini saranno aperti a marzo. Di prezzi non si parla ancora, di garanzia sì: 5 anni o 160 mila chilometri, 8 anni o la stessa percorrenza per la batteria della versione elettrica.

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Aniasa - Viano: incentivi ok, ora lapplicazione

Feb 08,2024

L'Aniasa è soddisfatta per l'inclusione del noleggio e delle aziende fra i beneficiari al 100% degli incentivi previsti per il 2024 (nella regolamentazione fin qui in vigore la locazione ha agevolazioni dimezzate e le imprese sono escluse), ma sottolinea il rischio che un'applicazione ritardata e l'effetto attesa provochino un rallentamento degli acquisiti. Alberto Viano, presidente dell'associazione confindustriale delle società di noleggio, della mobilità pay-per use e dell'automotive connesso, ha reso noto il contenuto di una lettera inviata al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dove sottolinea l'apprezzamento dell'organizzazione per la revisione della norma, che riconosceva alla locazione solo in parte le agevolazioni su veicoli ecologici, e considera positivamente anche gli annunci su misure di sostegno al mercato dei veicoli commerciali a trazione elettrica. Il settore del noleggio si legge nella nota diffusa da Aniasa - oggi immatricola il 53% delle vetture ibride plug-in sul mercato e il 30% delle elettriche, e le flotte aziendali a noleggio svolgono un ruolo fondamentale nel supportare il rinnovo del parco circolante e nell'immettere in circolazione vetture usate di ultima generazione, economicamente accessibili. Secondo Viano, un ulteriore periodo di attesa rischia di azzerare le nuove immatricolazioni di veicoli a basse e zero emissioni anche nel mese di febbraio. Inoltre, l'associazione ha seguito con grande interesse l'annuncio della sperimentazione nel nostro Paese del noleggio al lungo termine sociale e si considera a disposizione del ministero per dare il proprio contributo tecnico e di esperienza per definire una misura efficace e per fare in modo che una sperimentazione possa trasformarsi in una best practice a livello europeo.

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Stellantis - A Saragozza la Stla Small: il primo modello sarà la prossima Peugeot 208

Feb 08,2024

Pochi giorni fa, il Ministro dell'Industria spagnolo, Jordi Hereu, si è detto fiducioso di ricevere "buone notizie" da Stellantis, in particolare sul progetto di una nuova fabbrica di batterie in Spagna. Progetto destinato, a sua volta, a sostenere la produzione di auto elettriche nei vari impianti gestiti dal gruppo tra Vigo (Galizia), Saragozza (Aragona) e Madrid. Ora, spuntano nuove indiscrezioni sui piani produttivi, a partire dalla localizzazione della piattaforma Stla Small e dal primo modello prodotto sul pianale destinato alle elettriche di piccola dimensione. Secondo La Tribuna de Automoción, sarà la fabbrica di Saragozza a sfornare già nel 2026 la prima novità sull'inedita architettura, la nuova Peugeot e-208

Il quadro. Le nuove indiscrezioni confermano quanto anticipato già l'anno scorso da diversi organi di stampa spagnoli subito dopo la decisione dei vertici aziendali di trasferire dalla slovacca Trnava a Saragozza la piccola transalpina. La scelta di Saragozza, tra l'altro, ha scatenato non poche proteste ai piani alti della politica francese. Il ministro dell'Economia, Bruno Le Maire, ha accusato l'amministratore delegato Carlos Tavares di non fare gli interessi della Francia e di scarso "patriottismo" e ha chiesto di produrre la 208 in uno degli impianti francesi, ricevendo dal manager una pronta e piccata risposta: "Siamo pronti a dialogare, e dialoghiamo di continuo con i governi di Italia e Francia, che sono ben intenzionati, sono di supporto, ma Stellantis produce dove è più competitiva". In sostanza, la Francia ha mosso e sta muovendo a Tavares le stesse accuse lanciate di recente dal governo italiano. In tale quadro, sta emergendo, nel più assoluto silenzio, un terzo incomodo, ossia una Spagna che sta dimostrando una forte attenzione al settore automobilistico e sta attirando miliardi di capitali e numerosi progetti.

I dettagli. Stellantis, per esempio, sembra intenzionata a investire oltre 1 miliardo di euro per portare la Stla Small nella fabbrica aragonese e in quella galiziana (per ora non si sa quale sia il destino di Madrid, attualmente dedicato alla produzione delle diverse versioni della Citroën C4). In ogni caso, Saragozza ha già iniziato a produrre l'attuale Peugeot 208, al fianco di altri modelli come la Opel Crossland e la Citroën C3 Aircross (un'altra catena sforna la nuova Lancia Ypsilon e la Opel Corsa), facendo affidamento sulla piattaforma multi-energia Cmp. Rispetto alle indiscrezioni dello scorso anno, La Tribuna de Automoción aggiunge non pochi dettagli sui programmi produttivi per la Stla Small. Per esempio, la prossima generazione della Peugeot e-208 sarà prodotta a partire dalla metà di dicembre 2026 e sarà seguita a fine maggio 2027 dalla nuova Opel Corsa elettrica. La testata spagnola fornisce anche i volumi previsti. Stellantis avrebbe in programma di produrre 335 mila esemplari della 208 e della Corsa già nel 2028 (il dato include sia le elettriche, che le termiche). Lo stesso accadrà a Vigo, dove si passerà tra il 2026 e il 2027 dalla e-Cmp alla Stla Small per la produzione della Peugeot 2008 (l'assemblaggio partirà a metà di settembre 2027): in questo caso, si parla di 182 mila unità l'anno nel 2028, di 194 mila nel 2029 e di oltre 200 mila nel 2030. La nuova 2008 è al momento assemblata insieme alla Peugeot 301 e alla Citroën C-Elysée, la cui produzione terminerà a marzo. 

Un'ipotesi sul futuro della piccola Lancia. Detto questo, la Tribuna de Automoción sottolinea un altro aspetto. Per la 208 sono in programma volumi in aumento dalle 158 mila del 2027 alle 185 mila del 2018, fino alle oltre 200 mila del 2019, mentre per la Corsa se ne prevedono 150 mila nel 2028. Se in quest'anno Stellantis riuscirà ad assemblare 335 mila esemplari delle due berline, allora si avvicinerà alla massima capacità produttiva dello stabilimento (l'anno scorso, ha sfornato 365.739 veicoli), lasciando così poco spazio per altre vetture, tra cui la nuova Lancia Ypsilon oggi prodotta sulla e-Cmp. La Tribuna de Automoción lancia un'ipotesi, al momento priva di altri riscontri oggettivi, che la Lancia possa essere trasferita in uno stabilimento italiano di Stellantis quando Saragozza passerà alla Stla Small. Al contrario, per gli altri modelli, ossia la Citroën C3 Aircross e la Opel Crossland, non è escluso un trasferimento a Trnava. Per le loro eredi (la prima dovrebbe essere una variante più grande della ë-C3, la seconda della Mokka) potrebbe essere utilizzata la piattaforma Smart Car destinata a essere localizzata presso lo stabilimento slovacco già dal prossimo mese di giugno. Per ora, comunque, non ci sono conferme (di recente la responsabile della Peugeot, Linda Jackson, ha preferito trincerarsi dietro un "no comment" in merito ai modelli e agli impianti della Stla Small), anche perché i negoziati tra Stellantis e Madrid sulle eventuali agevolazioni sono nella fase più intensa, ma non è escluso un annuncio a breve.

 

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Smartphone - Il Polestar Phone spunta in rete: potente come l'S24, controlla le vetture senza app

Feb 08,2024

Tra tanti marchi di smartphone che creano automobili (sono tutti qui), c'è chi fa anche il percorso inverso: Polestar. Il marchio elettrico del gruppo Geely (che ha appena acquisito altre quote da Volvo) sarebbe pronto a entrare nel mondo della telefonia dalla porta principale, con uno smartphone che, secondo i primi rumour, sarebbe in grado di competere anche con un fuoriserie come il nuovo Galaxy S24 di Samsung (qui la nostra recensione). Ancora non ci sono annunci ufficiali ma il "Polestar Phone", com'è stato ribattezzato, è stato mostrato mesi fa in un breve video e ora è stato scovato tra i dispositivi supportati da Google Play, lo store di applicazioni di Android. Anche la data della scoperta fa pensare a un lancio imminente. Il 26 febbraio, a Barcellona, si apriranno le porte del Mobile World Congress, la più importante fiera della telefonia al mondo, e così le voci di corridoio iniziano ad apparire quasi delle conferme.

Un solo ecosistema. Analizzando i dati del Play Store, il Polestar Phone è fabbricato da Meizu, produttore cinese ancora poco noto in Europa ma dalla lunga storia. Nato vent'anni fa, tra i finanziatori ha Alibaba e nel 2022, è stato acquisito proprio da Geely. Il suo portafoglio oggi è incentrato principalmente su dispositivi di fascia media ma per questa nuova uscita potrebbe puntare in alto. Lo scopo, dopotutto, è offrire ai clienti Polestar un compagno ideale con cui interfacciarsi con la vettura, creando un sistema integrato in cui auto e telefono si parlano reciprocamente e senza soluzione di continuità. Almeno in Cina. Nel regno di mezzo infatti, Android è il sistema operativo dominante ma non gode dei servizi di Google, costringendo i diversi produttori a modificarne la versione open source con i propri servizi. Per questo motivo, a differenza di quelle europee e americane, le Polestar vendute nel Paese non avranno a bordo Android Automotive ma Flyme Auto, il sistema operativo figlio di quel Flyme che troviamo sui telefoni Meizu. L'idea è di "parlare" con la vettura senza passare dalle solite app ma di poter accendere l'auto, regolare l'aria condizionata e sbloccare le portiere direttamente dal sistema operativo del telefono.

Primo della classe. A livello di specifiche, invece, ancora non ci sono notizie precise, ma basandoci sulle (poche) immagini a disposizione, è realistico pensare a un telefono di fascia alta con display piatto, bordi ridotti al minimo e fotocamera frontale integrata nello schermo, tre fotocamere posteriori e, molto probabilmente, il Qualcomm Snapdragon 8 Gen 3, il "motore" che troviamo a bordo di tanti primi della classe della famiglia Android, dall'S24 di Samsung al OnePlus 12 passando per Xiaomi 14 e Oppo Find X7.

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BYD - Crescita lampo in Giappone: il 20% delle elettriche straniere è suo

Feb 08,2024

La cinese BYD è sbarcata in Giappone a gennaio dello scorso anno, e in soli 12 mesi è riuscita a conquistare il 20% delle importazioni di auto elettriche. Il primo modello sul suolo nipponico è stata la Suv compatta Atto 3, seguita lo scorso settembre dalla due volumi Dolphin, costruita sulla stessa piattaforma. In primavera, infine, sarà la volta della berlina Seal.

Una nicchia ancora piccola. Stando agli ultimi dati comunicati dalla Jaia, la Japan Automobile Importers Association, le elettriche di importazione sono state 1.186 (+11% rispetto allo scorso anno), e di queste 217 sono della BYD. Numeri molto ridotti, che raccontano di un mercato che stenta a decollare: lo scorso anno sono state vendute in Giappone 88.535 auto elettriche.

Un mercato ostico per le case asiatiche. Si tratta di un aumento del 50% rispetto al 2022, ma la quota di mercato complessiva è ferma al 2,2% sul totale delle auto vendute (era l'1,7% nel 2022, lo 0,6% nel 2021). Il risultato della BYD è in ogni caso degno di attenzione e conferma il marchio di Shenzhen una delle realtà più in crescita nel settore. Anche a Tokyo e dintorni, evidentemente, nonostante la tradizionale resistenza del mercato nipponico alle auto di altri Paesi asiatici, Corea del Sud e Cina in primis.

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Byd - Un successo tutto cinese... per ora

Feb 08,2024

Da qualche mese, la Byd ha assunto un ruolo preminente tra i costruttori automobilistici cinesi. Il sorpasso ai danni della Tesla nelle vendite trimestrali di elettriche l'ha resa un caso di scuola a livello internazionale, aumentando i timori dei concorrenti occidentali sulle capacità delle Case del Dragone di conquistare i mercati esteri con prodotti sempre più accessibili e appetibili anche per i consumatori europei o nordamericani. Per ora, però, il successo della Byd è da attribuire ai risultati raggiunti in madrepatria più che sui mercati esteri. Lo dicono i numeri dell'anno scorso.

I dati...cinesi. Partiamo dai dati pubblicati dalla stessa azienda di Shenzhen. Il 2023 è stato chiuso con 3.012.906 vendite di autovetture e una crescita del 62,2% dovuta soprattutto alle elettriche a batteria. Le Bev, pari a 1.574.822 unità, hanno messo a segno un aumento del 72,8%, mentre le ibride plug-in sono cresciute del 52% a 1.438.084 unità. Dove sono state realizzate tali vendite? Per la gran parte in Cina. A tal proposito, la Byd non fornisce una ripartizione per aree geografiche. Bisogna affidarsi ad altre fonti e partire dal presupposto che la Byd non ha una rete di fabbriche automobilistiche all'estero: ha sì impianti per la produzione di autobus, anche in Europa, Canada e Brasile, ma per le auto passeggeri fa affidamento esclusivamente sui suoi siti cinesi. Per ora, ovviamente. Tra pochi anni, infatti, entreranno in funzione la prima fabbrica europea, nella cittadina ungherese di Szeged, e la prima in Brasile, dove l'azienda ha avviato i lavori per l'ammodernamento dell'ex stabilimento della Ford a Camaari, nello Stato di Bahia. In attesa di consolidare la sua presenza industriale all'estero, sono gli impianti cinesi ad alimentare un export sì in forte crescita, ma ancora limitato. L'anno scorso, secondo i dati delle Dogane cinesi, la Byd ha esportato 242.759 veicoli. Per l'87% si è trattato di elettriche e per oltre un terzo da un singolo modello, la Atto 3 con 100.020 esemplari spediti sui mercati esteri (seguono la Dolphin con quasi 75 mila, la Seal U con poco più di 28 mila e la Seal con 23.600). 

L'estero. Come detto, la crescita è stata forte: +336%. Tuttavia, il peso del mercato nazionale rimane ancora elevato e superiore al 90%. Le esportazioni, infatti, sono passate dal 3% del totale venduto nel 2022 all'8,1% dell'anno scorso. In tale quadro, l'Europa gioca un ruolo ancora minoritario nonostante l'azienda persegua ambiziose strategie di crescita anche tramite aggressive campagne di marketing che non passano solo dalla sponsorizzazione di grandi eventi. La Byd ha deciso di recente di tagliare i listini non solo per rispondere alla Tesla, ma anche, se non soprattutto, per rilanciare una presenza europea ancora lontana dalle aspettative: secondo i dati di Dataforce, l'anno scorso le vendite in Europa si sono attestate a 15.588 unità, per la gran parte Atto 3 (12.318). Si tratta di numeri che pongono la Byd molto lontana da altri costruttori cinesi che, per superare lo scetticismo dei consumatori continentali verso i brand del Dragone, stanno puntando sullo sfruttamento di marchi europei. il caso degli attuali proprietari della Volvo e della MG: la Geely è già oggi la maggior Casa cinese in Europa con 348 mila auto commercializzate, davanti alla Saic arrivata a 231.322 vetture e capace ogni anno di raddoppiare le vendite del suo marchio inglese. In sintesi, la Byd sarà anche in grande crescita e sulla bocca di tutti, ma per ora la strada per la sua piena affermazione nel Vecchio Continente è ancora lunga.

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Tesla - In vista nuovi tagli alla forza lavoro

Feb 08,2024

La Tesla si prepara a tagliare la sua forza lavoro? La domanda non è peregrina viste le tante indiscrezioni lanciate dalla stampa americana su una richiesta inoltrata dai vertici aziendali ai dirigenti: l'azienda e il suo amministratore delegato Elon Musk hanno iniziato a chiedere quali posizioni siano "critiche" per le attività operative, aumentando così i timori su licenziamenti ormai dietro l'angolo. 

Le indiscrezioni. In particolare, ai vari responsabili d'area è stata inviata una semplice richiesta: stabilire per ogni dipendente il livello di criticità e importanza. Tra l'altro, l'istanza sarebbe stata inoltrata poco dopo l'annullamento dell'esame semestrale delle performance di alcuni lavoratori. La richiesta non deve comunque sorprendere per un semplicissimo fatto: di recente Musk ha sottolineato l'importanza di concentrare sempre più attenzioni sul taglio dei costi in un momento di rallentamento della crescita. Del resto, lo stesso Musk è famoso per il suo approccio nella gestione della forza lavoro delle sue aziende. Alla fine del 2022, fece scalpore l'ultimatum dato al personale di Twitter: "O siete pronti a dare tutto o licenziatevi".

Tutto tace in Texas. Per ora, dalla sede di Austin non sono arrivate conferme né smentite sull'incidenza dei tagli rispetto al totale di 140.473 dipendenti in organico al 31 dicembre scorso. In ogni caso, bisogna ricordare che l'anno scorso l'azienda ha incrementato la sua forza lavoro del 10%, nonostante il ridimensionamento di specifiche mansioni. D'altro canto, il sito web della Tesla mostra centinaia di posizioni aperte, a dimostrazione di una strategia di gestione del personale in essere ormai da anni: l'azienda procede periodicamente con dei licenziamenti, in particolare di impiegati che non superano l'esame semestrale, ma per determinati ruoli continua ad assumere senza problemi. 

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Renault - La nuova Suv ibrida si chiama Symbioz: debutterà in primavera

Feb 08,2024

Si chiama Symbioz la nuova Suv ibrida della Renault che andrà ad arricchire l'offerta della Casa francese nel segmento C. Annunciata da alcuni teaser, verrà presentata in primavera per poi raggiungere le concessionarie nella seconda metà dell'anno. Vi avevamo anticipato il suo arrivo nell'allegato QNovità del numero di gennaio di Quattroruote e la stessa Renault, in occasione della presentazione dei risultati dello scorso anno, ne aveva fatto generica menzione riepilogando i lanci previsti nel 2024 dall'intero Gruppo. Adesso, la novità ha un nome e (quasi) un volto.

Le dimensioni. Le immagini teaser lasciano chiaramente intendere come, stilisticamente parlando, questa sport utility s'iscriva al più recente corso della Casa, inaugurato dalla Scénic elettrica e caratterizzato da una firma luminosa frontale a zanne. Con i suoi 4,41 metri di lunghezza, si piazza a metà strada tra la Captur e la Austral, promettendo al suo interno spazio e capacità di carico generosi, scrive la Casa nella nota ufficiale. Tra l'altro, il nome Symbioz (simbiosi) era già stato utilizzato dalla Renault nel 2017 per una concept incentrata proprio sul tema della ridefinizione dello spazio interno all'auto, oltre che sulla guida autonoma.

Motore ibrido. Anticipando alcune caratteristiche della nuova Suv, la Régie ha menzionato la presenza del tetto panoramico Solarbay (già in dote ad altri modelli, come la Scénic) con tecnologia Pdlc (Polymer Dispersed Liquid Crystal): capace, cioè, di opacizzarsi e schiarirsi a controllo elettronico, senza bisogno di una tendina e con conseguente risparmio di spazio e di peso. Quest'ultimo, tra l'altro, è destinato a rimanere entro i 1.500 chili per l'intero veicolo, anticipa la Renault: una buona notizia in ottica consumi. La Symbioz sarà mossa dal powertrain E-Tech full hybrid da 145 CV già offerto su Arkana, Captur e Clio. Non è menzionato, per ora, un eventuale ampliamento della gamma con varianti a benzina non elettrificate.

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Ford - Accordo con i sindacati: 3.500 esuberi a Saarloouis

Feb 08,2024

La Ford ha raggiunto un accordo con il sindacato tedesco dei metalmeccanici Ig Metall sullo stop alle attività industriali dell'impianto di Saarlouis. L'intesa prevede 3.500 esuberi su una forza lavoro complessiva composta da 4.500 persone. 

L'accordo. In particolare, il ridimensionamento sarà gestito in "modo socialmente accettabile" e fino al 2025 include un pacchetto di buonuscite, prepensionamenti e indennità di fine rapporto. La Ford, che manterrà circa mille lavoratori in organico anche dopo lo stop alla produzione della Focus proprio nel 2025, si è inoltre impegnata a non procedere con licenziamenti forzati per motivi operativi fino al 2032. Il sindacato, dal canto suo, ha accettato l'accordo in seguito alle continue difficoltà nel processo di ricerca di un investitore interessato a rilevare l'impianto: lo scorso autunno sono fallite le trattative per cedere la fabbrica a una società non meglio precisata che avrebbe dovuto salvaguardare fino a 2.500 posti di lavoro. L'infruttuosa ricerca ha quindi spinto l'IG Metall ad avviare delle trattative per trovare una soluzione in grado di alleviare le preoccupazioni di lavoratori già in forte allerta, come dimostrato da alcuni "scioperi di avvertimento" proclamati nelle utile settimane. "Poiché non è stato possibile attuare la soluzione migliore, abbiamo deciso per la seconda soluzione migliore: rendere i tagli di posti di lavoro il più costosi possibile per la Ford", ha spiegato Jörg Köhlinger, direttore distrettuale dell'IG Metall Mitte.

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Parcheggi - Stangata per la sosta delle Suv a Milano: i Verdi vogliono imitare Parigi

Feb 07,2024

Giro di vite per chi parcheggia una Suv a Milano.  un'idea dei capigruppo dei Verdi a Palazzo Marino, Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini, che sono al lavoro su una proposta per chiedere l'introduzione di una misura simile a quella di Parigi, dove è appena stato deciso un maxi rincaro delle tariffe di sosta per le ruote alte con un referendum farsa (ha partecipato il 5,5% dei cittadini col 54,6% di sì). L'iniziativa dei verdi milanesi potrebbe essere portata in consiglio comunale con un ordine del giorno, per quanto il sindaco Giuseppe Sala abbia già espresso qualche riserva. Noi abbiamo sentito direttamente i promotori, perché diciamolo subito il progetto non ci ha convinti. Meglio, allora, andare direttamente alle fonti. Sapranno argomentare le loro tesi.

Se le parole contano. Prima questione: come verrebbero individuate le sport utility? Proprio come a Parigi. Potremmo utilizzare gli identici criteri della capitale francese, ci dice Gorini. Vediamoli: le tariffe di sosta che lievitano nella ville lumière sono quelle non residenziali, applicate cioè ai proprietari non parigini di un automezzo a combustione interna o ibrido plug-in di peso pari o superiore a 1,6 tonnellate o di un veicolo elettrico oltre le due tonnellate (e pure i residenti parigini e i professionisti domiciliati che possiedano veicoli oltre il peso regolamentare devono pagare se li lasciano al di fuori della loro zona di parcheggio residenziale).

Un pasticcio garantito. Ora, per Milano, si porrebbero gli stessi problemi che già sorgono a Parigi: con i criteri testé menzionati, a subire la misura punitiva sarebbero non solo Suv e fuoristrada, ma anche berline e familiari. Inoltre, nella capitale francese, varie supercar a benzina non pagheranno la tariffa speciale, al contrario di diverse berline più economiche ma più pesanti: un paradosso che sarebbe valido pure all'ombra della Madonnina. Eloquente in tal senso l'immagine tratta dalla pagina Facebook della Cucchiara, che riprendere quella utilizzata dal Comune di Parigi, in cui si fa riferimento alle Suv, sostituendo semplicemente la parola Milano al termine Paris.

La scienza prt-à-porter. Quindi, seconda questione: quali sarebbero le basi scientifiche dell'idea? Il gruppo dei Verdi ha elaborato un suo teorema, liberamente ispirato a un report della Transport & Environment, associazione ambientalista spesso in contrasto con le Case automobilistiche: Negli ultimi anni la larghezza dei veicoli è aumentata con un ritmo medio di un centimetro ogni due anni, raggiungendo la media di 180 cm, vi si può leggere. Si tratta di dimensioni esagerate per gli spostamenti nelle città, spiegano i Verdi milanesi, che aumentano i rischi per la salute dei cittadini (poiché) all'aumentare di altezza e larghezza, crescono gli incidenti a causa di angoli ciechi e maggiore ingombro. Prego? Esiste, documentata da studi autorevoli e dati numerici, una correlazione diretta tra dimensioni del veicolo e numero di sinistri? Può essere e magari noi ce la siamo persa. Ma detta così, non ce ne vogliano Gorini e Cucchiara, somiglia tanto alla teoria delle scie chimiche.

Competizione per lo spazio pubblico della strada. La prosecuzione del ragionamento di Gorini fa emergere quella che appare la vera motivazione di fondo: la concorrenza tra diversi mezzi di mobilità per l'uso dello spazio stradale. Dice il capogruppo: Questo (le dimensioni dell'auto, ndr) inasprisce il conflitto per lo spazio in strada tra auto e altri utenti. Problema reale, certo. Soprattutto se pensi che la soluzione sia di buttare tutti nella stessa arena - auto, furgoni, moto, biciclette, monopattini - senza riguardo al tipo di strada. La mobilità urbana è un tema complesso, che richiede interventi specifici nelle diverse situazioni, le quali possono prevedere talvolta la coabitazione di mezzi differenti, altre volte una separazione dei flussi.

Se l'ambientalismo si fa classista. L'ultima considerazione dei Verdi è condivisibile nelle premesse, assai discutibile nelle conclusioni. Il peso elevato del veicolo fa aumentare le relative emissioni. Infine, crediamo che favorire la circolazione di auto più piccole vada a vantaggio anche di chi dell'auto ha bisogno: auto più piccole, infatti, vuol dire meno ingorghi e più possibilità di parcheggio per tutti. Esiste un problema oggettivo di peso eccessivo delle auto, anche per via di una transizione che - in questo stadio della tecnologia - impone l'aggiunta di accumulatori molto pesanti alla massa già considerevole delle auto moderne. Ma non si risolve con un balzello comunale. Esiste, altresì, un tema di irrazionalità tecnica nell'inondare il mercato di auto poco efficienti sul piano aerodinamico ed energetico. Ma il rincaro della sosta è come voler curare l'Ebola con un'aspirina. Infine, è altrettanto attuale l'esigenza di ripensare la mobilità urbana, arrivando pure a ipotizzare aree riservate alla circolazione di veicoli compatti, con cui spostarsi a bassa velocità: veicoli che siano semplici, a impatto ambientale basso o nullo e - soprattutto - accessibili alla maggioranza della popolazione come seconda auto. Oggi, tante famiglie di auto ne hanno una sola. E magari è una Suv di fascia media. Non li si può ogni volta bastonare, in nome di un ambientalismo sempre più elitario, classista e scollato dalla realtà.

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Economia circolare - Maddalena (Safe): "Senza una filiera controllata i rifuti sono solo un peso"

Feb 07,2024

L'economia circolare non è una teoria o un'ideologia. O la si fa per bene o è solo un peso. Spetta a Matteo Gelmetti, senatore di Fratelli d'Italia, aprire il convegno Le economie circolari. La base per la costruzione di nuove leadership sostenibili, organizzato dalla Fondazione Farefuturo a Palazzo Madama. Fino a ieri c'era un approccio ideologico che ha penalizzato chi voleva fare impresa", dice Gelmetti riferendosi in particolare all'Europa, ma qualcosa sta cambiando. "Le prime volte che parlavo di sostenibilità ed economia circolare, molti sgranavano gli occhi", dice la collega Simona Petrucci della commissione Ambiente, ma ora è un concetto sempre più chiaro, anzi, "la sfida è creare una norma unica che armonizzi la gestione del rifiuto a livello nazionale. Perché i rifiuti possono portare anche denaro nelle casse delle amministrazioni". Il problema però è che c'è bisogno di "investire in formazione e informazione. C'è una mancanza di conoscenza tra i cittadini e tra le amministrazioni, non solo quelle locali ma anche quelle europee".

Regole comuni. A livello politico, chiedono entrambi un'armonizzazione delle regole sia a livello italiano che europeo. Norme che siano rapide perché non c'è tempo da perdere. "L'Italia può avere un ruolo di leadership nell'economia circolare", spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ma non può essere sola. Per questo il nostro Paese sta agendo a livello comunitario alla ricerca di una transizione ecologica che si leghi agli obiettivi sociali e industriali ma soprattutto non svantaggi nessuno. Perché tutta questa urgenza? "L'economia circolare significa trovare fonti alternative di approvvigionamento. Pensiamo al nickel, al litio, al cobalto, tutte materie prime critiche soprattutto per un Paese come il nostro che non è fortunato dal punto di vista minerario", è la sintesi di Federico Magalini, coordinatore delle attività del sustainability team di Dss+ per l'Italia e il Regno Unito. 

Avere ciò che non si produce. Non a caso, l'Italia è stata tra i primi in Europa a creare un sistema multiconsortile con cui recuperare, riciclando e trasformando, ciò che non ha e che deve comprare dall'estero con costi che potrebbero essere abbattuti. Per avere un un buon riciclo però "c'è bisogno di creare delle buone filiere", spiega Giuliano Maddalena, Ceo del sistema Safe, l'hub italiano dei consorzi per le economie circolari. Ovvero occorre ritirare un rifiuto, trasportarlo, stoccarlo e, soprattutto, trasformarlo. Un passaggio quest'ultimo che nel nostro Paese spesso manca e così la circolarità si blocca e ci troviamo con tanti scarti non valorizzati, una montagna (spesso letteralmente) d'oro che rimane non sfruttata. Per Maddalena quindi, fatte le filiere, c'è bisogno di "requisiti dettati dai disciplinari" e di controlli che vigilino sull'applicazione di essi. Insomma, e qui torniamo alle parole dei politici, servono regole armoniche che poi vengano anche seguite. "Altrimenti l'economia circolare diventa un fardello e non un'opportunità". 

Politica industriale. Sulla stessa linea anche Giuseppe Piardi, ceo italiano di Stena Recycling che fa luce su un altro (carente) pilastro della nostra economia circolare: "Non solo c'è poca attenzione verso l'ecodesign ma oggi non riusciamo neanche a riciclare prodotti che vengono progettati seguendone i dettami", racconta all'uditorio. "L'economia circolare è un'industria e va trattata come tale", conclude, "non con soluzioni di risulta".

 

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Stellantis - Prime agitazioni a Mirafiori: indetto uno sciopero spontaneo

Feb 07,2024

Inizia a surriscaldarsi il clima all'interno della fabbrica di Mirafiori a seguito delle dichiarazioni di qualche giorno fa dell'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares. I lavoratori del secondo turno dello stabilimento torinese, subito dopo la fine delle assemblee della Fiom, hanno organizzato uno sciopero spontaneo, uscendo in corteo dalla porta 2.

Crescono i timori. Gli operai temono per il futuro dell'impianto: al centro della protesta, infatti, c'è "la preoccupazione e lo sconcerto per l'assenza di risposte sul futuro di Mirafiori". "Mobilitiamoci come hanno fatto gli agricoltori. Il futuro è incerto e non ci danno risposte", hanno argomentato alcuni operai durante le assemblee. "Per le conoscenze che abbiamo, dal 2027 Mirafiori non avrà più prodotti", ha affermato il segretario generale della Cgil Piemonte, Giorgio Airaudo. "La Levante cessa in primavera (20 vetture al giorno a oggi), le Quattroporte sono state rinviate al 2027/28 (10 vetture al giorno), la 500 elettrica da lunedì prossimo andrà a un turno unico per sette settimane di cassa integrazione (220 vetture al giorno). Con questi numeri, se non arriveranno nuovi prodotti e non ci sarà un'inversione di tendenza sul mercato europeo, Mirafiori sarà ridotta al lumicino produttivo. Ora basta, vogliamo un piano che ci porti a 200 mila vetture, come richiesto dalla piattaforma unitaria di Fim, Fiom e Uilm, e dia garanzie occupazionali per il prossimo decennio. Il 'caso Mirafiori' deve diventare un caso nazionale, Parigi e Roma se ne devono occupare". 

Anche Pomigliano in allerta. Analoghe assemblee sono avvenute anche a Pomigliano. In entrambi i casi, secondo Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom, "la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori è stata straordinaria. C'è un clima di forte preoccupazione per le dichiarazioni rilasciate dall'amministratore delegato Tavares, e non hanno dato garanzie le affermazioni del presidente Elkann". "Non possiamo assistere al lento, progressivo, inesorabile spegnimento degli stabilimenti. Il tempo corre veloce e Stellantis non può continuare a non dare risposte. Inoltre, il tavolo sul settore automotive al Mimit non ha prodotto i risultati sperati". Anzi, continua il sindacalista, "a fronte delle iniziative del Ministero di stanziare quasi 1 miliardo, su richiesta di Stellantis, la reazione aziendale è stata la messa in discussione degli stabilimenti e dell'occupazione. Invece, la garanzia occupazionale e produttiva sono gli obiettivi principali alla base dell'accordo che bisogna stipulare tra sindacati, azienda e Governo". A tal proposito, il segretario generale della Fismic Confsal, Roberto Di Maulo, ritiene che il tavolo abbia "già prodotto un impianto migliorativo degli incentivi, ma questo provvedimento non sarà operativo fino almeno al mese di marzo, o forse aprile, facendo perdere ogni abbrivio alla produzione di auto elettriche nel Paese". "Alla politica chiediamo senso di responsabilità e fatti concreti; ai lavoratori non interessano baruffe tra partiti e gruppi editoriali che appesantiscono il clima e rischiano di peggiorare ulteriormente le condizioni dei lavoratori italiani. A Stellantis chiediamo di dare corso al programma di investimenti e al piano Dare Forward anticipandone i tempi, dando certezze sulle produzioni future a tutti gli stabilimenti", ha concluso Di Maulo.

Il pressing di Urso. Intanto, sulla vicenda è intervenuto di nuovo il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, sottolineando che il nuovo piano di incentivi è "orientato soprattutto a modelli che si possono realizzare nel nostro Paese". "Ci auguriamo che l'azienda risponda rispetto agli obiettivi che si è posta e che ha affermato in tutte le sedi, perché è chiaro che deve esserci un'adeguata risposta sul piano produzione di auto nel nostro Paese" o dal prossimo anno le risorse del fondo automotive "saranno destinate all'incentivo alla produzione e non al consumo", ha aggiunto Urso.

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Bosch - Fatturato e margini in crescita nel 2023, prospettive incerte per il 2024

Feb 07,2024

Il Gruppo Bosch ha chiuso il 2023 con un aumento sia del fatturato, cresciuto del 4% a 91,6 miliardi (+8% a cambi costanti), che del margine operativo, passato dal 4,3% al 5%. "Per Bosch l'anno scorso si è rivelato più difficile del previsto", ma "siamo stati in grado di progredire nonostante condizioni fortemente sfavorevoli", commenta l'amministratore delegato Stefan Hartung. "Considerando il contesto difficile, si tratta di un risultato straordinario". 

Le aree di business. Tra le diverse aree di business, è sempre la divisione Mobility a fornire il maggior contributo al fatturato, con 56,3 miliardi di euro (+7%), mentre i ricavi dell'Industrial Technology sono saliti dell'8% a 7,5 miliardi, il Consumer Goods ha subito un calo del 7% a 19,9 miliardi di euro e l'Energy and Building Technology ha visto un aumento del 9% a 7,6 miliardi di euro. A livello geografico, il fatturato in Europa è cresciuto del 6% a 46,8 miliardi di euro, in Nord America del 4% a 15,2 miliardi di euro e in Asia Pacifico dell'1% a 27,9 miliardi, mentre in Sud America è sceso del 6% a 1,7 miliardi di euro.

Le prospettive. La Bosch, che l'anno scorso ha aumentato di circa 7.600 persone gli organici arrivando a impiegarne circa 427.600 in tutto il mondo (133.800 solo in Germania), prevede per l'anno in corso una crescita economica globale ancora moderata, tra il 2% e il 2,5%. Di conseguenza, afferma il direttore finanziario Markus Forschner, "le prospettive in tutti i nostri settori chiave sono incerte". "Non perdiamo mai di vista il nostro target di un margine di almeno il 7%, anche se significa dover fare importanti investimenti in un ambiente economico tiepido", prosegue Forschner. In ogni caso, Bosch sta rivedendo le tempistiche per il raggiungimento del target di uno o due anni. La società intende intensificare ulteriormente gli sforzi per migliorare costi e competitività ed entrare proficuamente nei mercati di domani. "Stiamo cercando di raggiungere un equilibrio tra la redditività e l'uso efficiente delle nostre risorse di capitale, da un lato, e gli investimenti iniziali per la crescita di domani, dall'altro", conclude Forschner.

Gli investimenti. "Continueremo a investire proattivamente nelle tecnologie che daranno forma al futuro, in particolare quelle legate all'azione per il clima. Tuttavia, vediamo un ritardo nella penetrazione sul mercato di tali tecnologie e un rallentamento del mercato. Dobbiamo reagire a una situazione ordini più debole e rafforzare la nostra competitività: solo così potremo finanziare la nostra crescita futura", aggiunge Hartung. A tal proposito, Bosch ritiene necessari dei ridimensionamenti in varie aree, come il settore Mobility, ma intende continuare ad assumere nelle aree di business più promettenti e a riqualificare il maggior numero possibile di collaboratori per spostarli dalle aree in contrazione a quelle in crescita: fino al 2030, sono stati stanziati circa 4 miliardi di euro per la formazione e la riqualificazione. In ogni caso, l'azienda tedesca considera di grande interesse tutte le tecnologie legate alla lotta al cambiamento climatico, ma Hartung ritiene che le attuali politiche climatiche stiano destabilizzando il contesto di business per molte aziende. "Quando la programmazione è incerta, come abbiamo visto di recente con l'improvvisa abolizione dei sussidi alle auto elettriche da parte della Germania, sorgono problemi",  afferma. "Politiche strutturali incostanti ostacolano le decisioni di acquisto a lungo termine. L'economia necessita di maggiore stabilità". Infine, per quanto riguarda l'elettromobilità, Hartung ribadisce la necessità di una maggiore spinta sulle stazioni di ricarica e di elettriche a prezzi accessibili in Europa. "La Cina è riuscita ad aumentare le esportazioni di automobili del 60% lo scorso anno, un risultato che dovrebbe farci riflettere. Sappiamo che i nostri clienti cinesi preferiscono la standardizzazione dei sistemi di propulsione elettrici, perché porta a un'economia di scala da cui noi, in Europa, non possiamo permetterci di rimanere esclusi", conclude Hartung. 

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Subaru Crosstrek - Aperti gli ordini dellerede della XV: prezzi e dotazioni

Feb 07,2024

Dopo averla guidata in anteprima lo scorso ottobre, l'erede della XV arriva anche in Italia in tre allestimenti e una sola motorizzazione, l'e-Boxer mild hybrid da 136 CV abbinato alla trazione integrale permanente Symmetrical AWD.

Dimensioni e bagagliaio. Lunga 4.495 mm, larga 1.800 e alta 1.600, la Subaru Crosstrek ha un passo di 2.670 mm e un'altezza minima da terra di 22 cm. Rispetto alla XV di cui raccoglie l'eredità, la nuova crossover giapponese sfoggia un look più moderno: gruppi ottici affusolati, cofano rialzato, griglia anteriore di maggiori dimensioni e fari posteriori più grandi. Il bagagliaio ha una capacità di carico massima di 1.314 litri, con gli schienali della seconda fila (frazionati 60:40) abbassati. Nove le colorazioni disponibili (800 euro per quelle metallizzate), cinque le finiture per i rivestimenti interni.

Fatta per andare ovunque. Il powertrain e-Boxer è composto dal classico 2 litri a cilindri contrapposti da 136 CV e 182 Nm, abbinato a un motore elettrico da 12,3 kW (16,7 CV) e 66 Nm di coppia integrato nella trasmissione. I nuovi componenti contribuiscono ad abbassare il baricentro dell'auto e a distribuire meglio i pesi. Tre le modalità di guida, che gestiscono i contributi di motore termico ed elettrico: Engine (solo motore termico), EV (solo elettrico) e Motor Assist (funzione ibrida). La trazione integrale permanente Symmetrical AWD ripartisce la coppia per il 60% all'anteriore e per il 40% al posteriore, mentre l'Active Torque Vectoring garantisce una migliore agilità nelle curve. La Crosstrek porta in dote migliorie anche alla piattaforma Subaru Global Platform su cui è costruita: rigidità torsionale aumentata del 10% e sterzo più diretto.

Anche in retromarcia. Il sistema X-Mode, specifico per l'off-road, controlla motore, trasmissione, trazione integrale e freni per offrire la massima aderenza sulle superfici a bassa aderenza e in salita; in discesa mantiene una ridotta velocità costante senza che il conducente debba intervenire sui freni. Per la prima volta su una Subaru, grazie al powertrain ibrido, l'X-Mode è disponibile anche in retromarcia.

Comoda e tecnologica. L'abitacolo è stato progettato con il contributo di un team di medici, con l'obiettivo di ridurre i fattori che portano a stanchezza e affaticamento durante la guida: la Crosstrek ha sedute che riducono lo scuotimento della testa (di circa il 44% rispetto alla XV) e una migliore insonorizzazione. L'infotainment, con il grande display a centro plancia da 11,6, offre la connettività wireless per Android Auto e Apple CarPlay. Riuscito il mix tra comandi touch e fisici per le funzioni più comuni (come la regolazione del volume o della temperatura del climatizzatore), così da ridurre il rischio di distrazioni alla guida. Oltre che in maniera tradizionale, le destinazioni del navigatore possono essere impostate con la tecnologia what3words, che consente di identificare una posizione esatta con tre sole parole.

Sicurezza di serie. La nuova Subaru Crosstrek monta l'ultima versione della tecnologia EyeSight Driver Assist, che aumenta il raggio d'azione della telecamera stereo, sfrutta un radar per riconoscere moto e pedoni, e garantisce un più rapido intervento della frenata automatica d'emergenza. Completa la suite di Adas di serie, che tra gli altri comprende cruise control adattivo, mantenimento attivo della corsia di marcia e riconoscimento dei segnali stradali.

Allestimenti e prezzi. La nuova Subaru Crosstrek può già essere ordinata, ed è disponibile in tre versioni:

  • Style: cerchi di lega da 17, climatizzatore bizona, sistema EyeSight, fari a led autolivellanti, sedili anteriori riscaldabili, avviamento e apertura/chiusura senza chiave, telecamera posteriore, X-Mode con una modalità di funzionamento. Prezzo: 37.900 euro.
  • Style Extra: cerchi da 18, abbaglianti automatici, porte Usb (di tipo A e C) per i passeggeri posteriori, sedili anteriori a regolazione elettrica, specchietto retrovisore fotocromatico, due modalità per l'X-Mode. Prezzo: 39.400 euro.
  • Premium: sedili in pelle, navigatore, tetto apribile in vetro. Prezzo: 42.150 euro.

 

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